Lunga marcia sul Cammino di Santiago
Avete mai pensato di fare il Cammino di Santiago?
Ecco io mai, proprio non lo sentivo nelle mie corde. Fino a quando, mentre stavo a mollo in una vasca termale, all’improvviso la mia amica Carolina se ne esce con un “Avresti voglia di venire a Santiago? Ho prenotato oggi!” Senza neanche dare il tempo al neurone di arrivare al cervello, avevo già risposto sì.
M’era sembrata una scelta così fuori dagli schemi che ci poteva stare!
E così atterrammo a Madrid e, come sempre, io accompagnata dal mio fidanzato inseparabile, il Voltaren.
Ci volle molto poco per capire che non sarei stata in grado di camminare per più di 10 minuti e quindi piano B: bicicletta.
Ed eccoci pronte a partire.
Prima osservazione: un sacco di gente fa il Cammino, ma proprio un botto. Camminare in solitudine è quasi impossibile, pedalare invece sì perché ognuno ha la sua andatura.
Dalla bici però si osserva anche tanto e qui arriviamo alla seconda osservazione.
Trovandosi per buona parte del percorso in zone senza servizi (spesso da un punto ristoro all’altro ci sono 10 o 15 km), le persone tendono a viaggiare con il pranzo al sacco, ma c’è un’estrema attenzione nel non lasciare spazzatura ed il cammino risulta sempre estremamente pulito, nonostante il grande numero di persone che quotidianamente lo attraversano.
Terza osservazione: gli ostelli sono sempre equipaggiati per pellegrini in bici. Depositi, servizi di noleggio da una città all’altra e possibilità di portare le bici in camera. Questo incentiva l’utilizzo delle due rote e va verso la direzione di un turismo più sostenibile.
Un pensiero però mi ha accompagnato costantemente dal primo giorno: ma perché in Italia non riusciamo a replicare l’esperienza? Abbiamo la francigena che è mille volte migliore, paesaggisticamente parlando (alcuni tratti di Santiago sono di una monotonia mortale… stessa vista per chilometri e chilometri), ma manca tutto a partire dalle indicazioni. Forse la crisi darà un impulso a riscoprire queste mete: non ci dobbiamo inventare nulla, basterebbe solo copiare ed invogliare le persone ad una vacanza diversa, immersa nella natura ed all’insegna del rispetto dell’ambiente.
Non per forza la vacanza per essere on the road deve essere a motore!